Le opere dell'artista catalano Joan
Cornellà (Barcellona, 1981) hanno un'impostazione molto semplice:
sono quasi sempre sei vignette colorate. Si possono vedere principalmente in due
modi: 1) si dà una una sola occhiata e si ride; 2) dopo aver riso si
torna indietro e le si guarda bene per capirne le ragioni.
Io propendo per la seconda visione
perché le vignette, essendo prive di fumetti, e quindi svincolate
dall'ordine del dialogo, invitano lo spettatore a dare un senso alla
loro successione.
L'artista preferisce rimanere alieno
alle interpretazioni delle sue opere (specialmente le
strumentalizzazioni politiche). Non nega che alla matrice di alcune
ci siano delle critiche alla società e al costume, ma non vuole
essere portatore di nessun messaggio politico o sociale né, tanto
meno, morale. Il suo obbiettivo è quello di rappresentare un
umorismo assurdo, e di lasciare allo spettatore la libertà di
leggere i suoi “comix” come meglio desidera. I singoli disegni
sono fatti con acquarello su carta, ma sono raccolti anche in una
versione libresca dal titolo Mox Nox.
(Consiglio la lettura di queste due
interviste a Cornellà per comprenderne meglio il punto di vista: 1 e
2).
Godendo della libertà di
interpretazione, non ho potuto fare a meno di formulare un mio parere
sul senso delle opere di Cornellà: un senso provocatorio.