mercoledì 11 dicembre 2013

Rodriguez, la voce dimenticata dall'America


L'America dà, l'America toglie, l'America dimentica. Si potrebbe riassumere così la parabola del cantautore Sixto Rodriguez, nato a Detroit nel 1942, che pubblicò due album, Cold Fact (1970) e Coming from reality (1971), per poi sparire nel nulla. C'è voluto un documentario girato da un regista svedese, Malik Benjelloul, che ha per protagonisti due fan sud-africani ossessionati da Rodriguez, perché l'America riprendesse in considerazione il cantautore dimenticato.
La storia raccontata in Searcing for Sugar Man, vincitore di vari premi al Sundance Film Festival (2012) e di un premio Oscar (2013), ha dell'incredibile.

venerdì 1 novembre 2013

John Fante: Lettere a Mencken 1930 - 1952

[...] Una cosa che ho imparato è che non sono intelligente. Una volta ero presuntuoso e pensavo che ciò fosse intelligenza. Non so come si faccia a ottenere l'intelligenza. Non leggendo e scrivendo; se fosse vero potrei modestamente rivendicare un certo acume. [...]
(lettera 49, John Fante, 14 agosto 1935)

Chiunque conosca, anche solo per aneddoti, la travagliata storia dello scrittore italo-americano JohnFante, troverebbe inestimabile questo epistolario: Sto sulla riva dell'acqua e sogno – Lettere a Mencken 1930-1952 (Fazi Editore, 2001). Henry Louis Mencken (critico letterario, giornalista, editorialista) è stato il mentore di Fante, nonché colui che lo ha introdotto nel panorama letterario americano, pubblicando alcuni suoi racconti sulla rivista che diresse fino al 1933, The American Mercury.
Dopo aver guadagnato la stima di Mencken grazie al suo potenziale, Fante incomincia, poco più che ventenne, a scambiare lettere con lui, chiedendogli consigli sullo scrivere, sulla politica, sugli agenti letterari, sulle donne, sulla filosofia, e instaurando un rapporto duraturo, che si evolverà nel tempo, fino alla morte di Mencken nel 1956.
A rendere straordinario questo scambio epistolare è l'epilogo ormai noto: Fante e Mencken non si incontrarono mai di persona.

lunedì 14 ottobre 2013

Pulp chiude, siamo orfani


Ultimo numero. #104
La meraviglia è finita.
L'arido mercato ha posto la parola fine anche sulla rivista di letteratura Pulp, che ha pubblicato il suo ultimo numero il 30 luglio 2013. La mia meraviglia è da intendersi come stupore: all'uscita di ogni numero mi chiedevo, meravigliato (e grato), come facesse Pulp a sopravvivere.

Nonostante il titolo, era una una rivista bimestrale indipendente italiana,  nata nel 1996, interamente dedicata alla letteratura, con sporadiche apparizioni di cinema e musica.
La reputavo “rivista italiana di letteratura” per antonomasia, e anche l'unica valida, quindi per me la sua chiusura lascia vacante un importante ruolo: quello, appunto, di rivista italiana autorevole di letteratura.
La linea editoriale di Pulp ha sfidato l'evoluzione digitale, sociale e commerciale dei mezzi scritti di informazione e intrattenimento, e ha perso.
Scarna e tradizionale nella forma, non ha mai avuto una versione digitale, né tanto meno un sito di riferimento o una pagina ufficiale nei social network. Le uniche informazioni reperibili nella rete si trovavano in siti e forum sui libri (tra cui Anobii), e qualche citazione in alcuni blog poco conosciuti (sì, è un auto-citazione).

venerdì 20 settembre 2013

L'antieroe di Drive

Trailer
Drive è un film uscito nel 2011, diretto dal danese Nicolas Winding Refn (con Ryan Gosling e Carey Mulligan), che ha vinto il premio per la miglior regia a Cannes.
Il protagonista senza nome è un pilota, lavora in un'officina e per arrotondare lavora come stuntman cinematografico e autista per i criminali. Si infatua della sua vicina di casa, eppure decide di aiutare il marito di lei che, da poco uscito di galera, ha ancora dei conti da pagare alla banda criminale di cui faceva parte. Questo trascinerà il protagonista in un regolamento di conti che richiederà più impegno e coinvolgimento del previsto.

Quello che mi ha colpito del protagonista senza nome di Drive è la sua morale. L'idea di giustizia è personale e anticonvenzionale, ed è difficile resistere al suo fascino, tuttavia viene meno a ciò che ci si aspetterebbe dal comportamento umano. Se per “umano” intendiamo il suo significato biologico, ovvero di animale che si distingue dalle altre specie per l'intelletto, ma che è pur sempre dominato dall'istinto. E se intendiamo “umano” nel suo significato religioso: colui che è stato creato peccatore, poiché cede alla sua natura di mortale. Chi è in grado di resistere alla natura dei mortali, è per forza superiore ad essi, e nella mitologia classica viene chiamato eroe. Ma in questo caso bisogna avanzare la mitologia di qualche millennio.

domenica 4 agosto 2013

L'umorismo assurdo di Joan Cornellà, una lettura

Le opere dell'artista catalano Joan Cornellà (Barcellona, 1981) hanno un'impostazione molto semplice: sono quasi sempre sei vignette colorate. Si possono vedere principalmente in due modi: 1) si dà una una sola occhiata e si ride; 2) dopo aver riso si torna indietro e le si guarda bene per capirne le ragioni.
Io propendo per la seconda visione perché le vignette, essendo prive di fumetti, e quindi svincolate dall'ordine del dialogo, invitano lo spettatore a dare un senso alla loro successione.
L'artista preferisce rimanere alieno alle interpretazioni delle sue opere (specialmente le strumentalizzazioni politiche). Non nega che alla matrice di alcune ci siano delle critiche alla società e al costume, ma non vuole essere portatore di nessun messaggio politico o sociale né, tanto meno, morale. Il suo obbiettivo è quello di rappresentare un umorismo assurdo, e di lasciare allo spettatore la libertà di leggere i suoi “comix” come meglio desidera. I singoli disegni sono fatti con acquarello su carta, ma sono raccolti anche in una versione libresca dal titolo Mox Nox.
(Consiglio la lettura di queste due interviste a Cornellà per comprenderne meglio il punto di vista: 1 e 2).
Godendo della libertà di interpretazione, non ho potuto fare a meno di formulare un mio parere sul senso delle opere di Cornellà: un senso provocatorio.

sabato 13 luglio 2013

Il mestiere di scrivere - Raymond Carver

Raymond Carver
Il mestiere di scrivere
(Einaudi, 2008)
Quando l'ho chiesto in libreria, il commesso disse che era terminato. Dimostrandosi un libraio attento, mi disse che se fossi stato interessato ai manuali di scrittura, avrei trovato molto utile Lezioni di scrittura creativa dal GothamWriters' Workshop, manuale della maggiore scuola di scrittura creativa americana. Certo, quando un giovane cliente ti chiede un libro intitolato Il mestiere di scrivere, non puoi che pensare “ecco un altro aspirante scribacchino”, e cerchi di supportarlo, e di vendergli l'illusione. In realtà il mio interesse era più accademico, il testo mi interessava per un progetto di tesi di laurea. Ma è inutile nascondersi, è chiaro che ho subito il fascino di Raymond Carver.

mercoledì 26 giugno 2013

Un Huxley poco rieditato pt.2 (Passo di danza)

Dopo Foglie secche (1925), terzo romanzo di Aldous Huxley, che in Italia non riceve una nuova edizione dal 1971 (aprile, II edizione Oscar Mondadori), mi sono ritrovato tra le mani il secondo romanzo, scritto due anni prima: Passo di danza, 1923 (ultima edizione italiana riscontrata, I David dall'Oglio, 1965).
Il romanzo segue le vicende del giovane Teodoro Gumbril Jr., insegnate annoiato e deluso dal proprio lavoro, che vorrebbe brevettare la sua invenzione: “pantaloni col sedere pneumatico”, il cui scopo sarebbe quello di evitare le vesciche alle natiche, causate dalle aspre superfici su cui le natiche sono costrette a poggiare a lungo. Invenzione pittoresca, come pittoreschi sono tutti i protagonisti di questo romanzo, amici e conoscenti di Gumbril Jr., e anche il padre, vecchio architetto appassionato di Leon Battista Alberti. Alla ricerca del brevetto e di una buona pubblicità per la sua invenzione, giriamo per una Londra snob e mondana. Huxley vuole infatti dare un affresco satirico della classe borghese, come farà anche nel romanzo successivo, Foglie secche, e che sfocerà, in modo totalmente diverso e maturo, nel più conosciuto Il mondo nuovo (1932).

venerdì 29 marzo 2013

Mykki Blanco, il cross-dresser del rap (ma non è una questione di genere)


Vi sareste mai aspettati che in una cultura prevalentemente maschile, per non dire maschilista, come l'hip hop, potesse avere spazio un cross-dresser (in questo caso uomo travestito da donna)?
Mykki Blanco ne è la prova: nei suoi video, e nelle canzoni, si diverte a passare dal maschile al femminile. Ma non chiamatelo gay-rapper o trans-rapper, perché non vuole essere l'icona di una nuova forma di rap. Lui stesso, fino a qualche anno fa, non avrebbe mai pensato di diventare un rapper. Mykki Blanco punta ad essere un artista eccentrico, che si esprime anche in generi come il punk industriale, e non fonda la sua arte su una questione di genere, ma sulla sub-cultura afroamericana in cui è cresciuto.
Facciamo un passo indietro.

sabato 16 marzo 2013

Qual'è lo scrittore buono?


Marco Rossari - L'unico scrittore buono
è quello morto (edizioni e/o, 2012)
L'unico scrittore buono è quello morto è un libro che scoraggia gli aspiranti scrittori (il titolo dovrebbe aiutare). L'ironia dissacrante che domina tutti i racconti, raccontini, aforismi e appunti che compongono l'opera, pare indirizzata al disincanto del bel mondo della letteratura. Sembra scritto apposta per chi da poco si è approcciato alla lettura massiccia di narrativa, e si cimenta nella creazione di una qualche forma scritta che appaia letteraria. Molti protagonisti di questo libro sono, infatti, sedicenti scrittori in cerca di editori, o alle prese con la chimera editoriale. Nei racconti, sempre retti da un impianto assurdo, il rapporto con la lettura, la scrittura, la fantasia e la vena creativa viene esasperato, spesso banalizzato, altre volte esorcizzato. Le uniche scelte possibili alla fine sembrano essere tre: la pazzia, la morte, la rinuncia alla scrittura.

venerdì 8 marzo 2013

Bianciardi e il lavoro culturale


Se volessi far luce sul panorama editoriale italiano e sul tasso di lettura degli italiani, basterebbe rimanere comodamente a casa, e immaginare un'intervista a Luciano Bianciardi.

domenica 3 febbraio 2013

E fu subito Gentile

Presentazione del libro E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma (Laterza, 2012), di Emilio Gentile, nell'aula magna "Motzo" della Facoltà degli Studi Umanistici di Cagliari (giovedì 31 gennaio 2013), patrocinata dalla libreria Tiziano di Cagliari e dal circuito sardo Liberos

Partecipazione di Luciano Marroccu (ordinario di storia contemporanea), Valeria Deplano (studiosa di storia contemporanea) e dell'autore


Emilio Gentile - E fu subito regime. Il
fascismo e la marcia su Roma
(Laterza, 2012)
La citazione “quasimodiana” del titolo mette in chiaro due cose. La prima è l'immediatezza con cui viene presentata la tesi di fondo: il fascismo dimostrò subito di essere un regime, già dalla marcia su Roma del 1922, e non più tardi. La seconda è che Gentile ha una vocazione letteraria: gli sarebbe piaciuto fare il romanziere, ma non possedendo la giusta capacità creativa (dice lui), si dovette appoggiare ai documenti.

venerdì 1 febbraio 2013

Un Huxley poco rieditato (Foglie secche)


Foglie secche - Aldous Huxley (1925)





Non è da tutti avere il privilegio di entrare nella dimora della signora Lilian Aldwinkle, un'antica villa barocca, appartenuta ai Malaspina, nel cuore delle campagne toscane. Il cuore verde della Toscana è il luogo ameno attraverso cui le persone arrivano e se ne vanno in villa Cybo-Malaspina. Solo se siete intellettuali raffinati, o conoscitori ed estimatori dell'arte e della letteratura, o direttamente artisti, potete entrare nelle grazie della signora Aldwinkle, e magari farvi anche corteggiare da lei.

domenica 20 gennaio 2013

Appunti su Raymond Carver

Raymond Carver (1938-1988) è stato uno scrittore e poeta americano. Come capita spesso a coloro che rientrano nella voce "scrittori e poeti americani", la sua vicenda biografica non è stata delle più felici, a causa di lavori precari e problemi con l'alcol. Ma, come molti di coloro che rientrano in quella voce, si è riscattato con la scrittura.
Stilisticamente lo si può considerare come il punto di raccordo fra i maestri di short stories (come Sherwood Anderson, Ernest Hemingway, John Cheever) e gli eterogenei minimalisti che a lui si sono ispirati (come Jay McInerney, David Leavitt, Amy Hempel).
Quando gli è stato diagnosticato il cancro (1987), decise di raccogliere tutti i suoi migliori racconti e di pubblicarli, insieme a sette inediti, in una sorta di greatest hits, uscito nel 1988: Where I'm Calling From (Da dove sto chiamando, Einaudi ne ha pubblicato una nuova edizione nel 2010).
Qua sotto ho raggruppato i miei appunti e le mie considerazioni su quest'ultima raccolta, scritti in itinere durante la lettura. Sembrano sterili e forse freddi, ma spero diano un quadro completo e possano essere spunto di analisi.