venerdì 7 marzo 2014

Pier Vittorio Tondelli - Altri Libertini

Quando mi sono chiesto se la letteratura della beat generation avesse influenzato la narrativa italiana, ho trovato una risposta in Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli.

Pubblicato da Feltrinelli nel 1980, il libro è diviso in sei episodi, tutti auto-conclusivi, legati da un'unità tematica. Ma forse sarebbe meglio parlare di molteplici tematiche unitarie, scaturite dal fatto di avere un'età intorno ai vent'anni, il periodo in cui si matura l'autonomia e la libertà di decidere cosa fare della propria vita. I personaggi di questi episodi sono ubriachi di libertà, nel senso che si lasciano andare senza pensare troppo alle conseguenze. Gli episodi tracciano un affresco autentico della gioventù degli anni '70. Gioventù trasgressiva e disperata, che non trova stimoli per intraprendere carriere universitarie o d'altro tipo, e preferisce vivere alla giornata, preferisce la droga, l'acool, e il sesso sfrenato - l'eroina e l'omosessualità sono temi ricorrenti. I giovani si muovono nell'Emilia-Romagna, fra Modena, Bologna, Reggio Emilia, ma anche in Europa, fra Amsterdam, Parigi e Londra. Alcuni rimangono intrappolati nella realtà urbana a causa della droga, altri cercano nuove esperienze all'estero, o cambiando città all'interno della regione, attraverso viaggi lungo le autostrade.

Da sinistra: Burroughs, Ginsberg Kerouac e un amico
ai tempi del college.
Le tematiche riecheggiano quelle della beat generation, come anche il linguaggio. La prosa di Tondelli in questo libro ricorda i romanzi di Kerouac e Burroughs e le poesie di Ginsberg, con l'uso indiscriminato del discorso indiretto libero, come un flusso di pensieri e di coscienza. Il pregio della sua prosa risiede nel non risultare artificiosa, perché Tondelli è riuscito a trasporre la prosa libera dei beat nel linguaggio usato dai giovani emiliano-romagnoli degli anni '70. La mimesi dialettale di questo libro ha infatti anche una tradizione italiana, che lo lega al Verga dei Malavoglia, o anche al Pasolini di Ragazzi di vita. Il linguaggio è colorito ed espressivo, ricco di bestemmie usate come intercalare, onomatopee e termini o sintagmi stranieri, ora in inglese, ora in francese, a seconda del luogo in cui si trovano i protagonisti. Ad un certo punto, nell'episodio intitolato Viaggio, il più lungo del libro, due ragazzi ascoltano un vinile distesi sul letto e fra un punto e l'altro troviamo alcuni versi del testo di Bird on the wire di Leonard Cohen, come se facessero parte della narrazione. Due episodi assumono il punto di vista femminile, mentre un episodio è scritto in prima persona come fosse un monologo.

Il fatto che l'influenza della letteratura beat sia perfettamente inserita e integrata in un quadro socio-culturale italiano, ne fanno un'opera originalissima e innovativa, e forse unica nel suo genere - un'anticipazione italiana di Trainspotting (1993), se vogliamo.
Tondelli ha raccontato una generazione dall'interno, basandosi probabilmente sulle sue esperienze dirette, senza filtri e senza retorica, tanto che il libro non fu accolto con calore dalla censura, e fu sequestrato dalla Procura de L'Aquila con l'accusa di immoralità. Altro punto che lo avvicina ai beat: Howl (Urlo, 1956), il primo poema di Allen Ginsberg, mise sotto processo per oscenità la City Lights Books, casa editrice dell'amico poeta Lawrence Ferlighetti.
Pier Vittorio Tondelli

La produzione di Tondelli però non si fermò agli echi dei beat, e intraprese un percorso maturo e personale. Lo scrittore, infatti, continuò a praticare la sua inventiva del linguaggio, sia nella narrativa che nel teatro, verso un indirizzo “postmoderno”, che poneva l'attenzione sul linguaggio giovanile e quello dei nuovi media.
Tondelli, inoltre, fondò il ProgettoUnder 25, che consisteva in antologie di racconti di giovani scrittori, guidati da lui nel loro percorso creativo ed editoriale.

Vittima della piaga mondiale degli anni '80 e '90, Tondelli morì di AIDS nel 1991 a Reggio-Emilia.



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