Quando mi sono chiesto se la
letteratura della beat generation avesse influenzato la narrativa
italiana, ho trovato una risposta in Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli.
Pubblicato da Feltrinelli nel 1980, il
libro è diviso in sei episodi, tutti auto-conclusivi, legati da
un'unità tematica. Ma forse sarebbe meglio parlare di molteplici
tematiche unitarie, scaturite dal fatto di avere un'età intorno ai vent'anni, il periodo in cui si matura l'autonomia e la libertà di decidere cosa fare della propria vita. I
personaggi di questi episodi sono ubriachi di libertà, nel senso che
si lasciano andare senza pensare troppo alle conseguenze. Gli episodi tracciano
un affresco autentico della gioventù degli anni '70. Gioventù
trasgressiva e disperata, che non trova stimoli per intraprendere
carriere universitarie o d'altro tipo, e preferisce vivere alla
giornata, preferisce la droga, l'acool, e il sesso sfrenato - l'eroina
e l'omosessualità sono temi ricorrenti. I giovani si
muovono nell'Emilia-Romagna, fra Modena, Bologna, Reggio Emilia, ma
anche in Europa, fra Amsterdam, Parigi e Londra. Alcuni rimangono
intrappolati nella realtà urbana a causa della droga, altri cercano
nuove esperienze all'estero, o cambiando città all'interno della
regione, attraverso viaggi lungo le autostrade.
Da sinistra: Burroughs, Ginsberg Kerouac e un amico ai tempi del college. |
Le tematiche riecheggiano quelle della
beat generation, come anche il linguaggio. La prosa di Tondelli in
questo libro ricorda i romanzi di Kerouac e Burroughs e le poesie di
Ginsberg, con l'uso indiscriminato del discorso indiretto libero,
come un flusso di pensieri e di coscienza. Il pregio della sua prosa
risiede nel non risultare artificiosa, perché Tondelli è riuscito a
trasporre la prosa libera dei beat nel linguaggio usato dai giovani
emiliano-romagnoli degli anni '70. La mimesi dialettale di questo
libro ha infatti anche una tradizione italiana, che lo lega al Verga
dei Malavoglia, o anche al Pasolini di Ragazzi di vita.
Il linguaggio è colorito ed espressivo, ricco di bestemmie usate
come intercalare, onomatopee e termini o sintagmi stranieri, ora in
inglese, ora in francese, a seconda del luogo in cui si trovano i
protagonisti. Ad un certo punto, nell'episodio intitolato Viaggio,
il più lungo del libro, due ragazzi ascoltano un vinile distesi sul
letto e fra un punto e l'altro troviamo alcuni versi del testo di
Bird on the wire di Leonard Cohen, come se facessero parte della narrazione. Due episodi assumono il punto di vista femminile, mentre un episodio è scritto in prima persona come fosse un monologo.
Il fatto che l'influenza della letteratura beat sia perfettamente inserita e integrata in un quadro socio-culturale
italiano, ne fanno un'opera originalissima e innovativa, e forse
unica nel suo genere - un'anticipazione italiana di Trainspotting (1993), se vogliamo.
Tondelli ha raccontato una generazione
dall'interno, basandosi probabilmente sulle sue esperienze dirette,
senza filtri e senza retorica, tanto che il libro non fu accolto con
calore dalla censura, e fu sequestrato dalla Procura de L'Aquila con
l'accusa di immoralità. Altro punto che lo avvicina ai beat: Howl
(Urlo, 1956), il primo poema di Allen Ginsberg, mise sotto processo
per oscenità la City Lights Books, casa editrice dell'amico poeta
Lawrence Ferlighetti.
Pier Vittorio Tondelli |
La produzione di Tondelli però non si
fermò agli echi dei beat, e intraprese un percorso maturo e
personale. Lo scrittore, infatti, continuò a praticare la sua
inventiva del linguaggio, sia nella narrativa che nel teatro, verso
un indirizzo “postmoderno”, che poneva l'attenzione sul linguaggio
giovanile e quello dei nuovi media.
Tondelli, inoltre, fondò il ProgettoUnder 25, che consisteva in antologie di racconti di giovani
scrittori, guidati da lui nel loro percorso creativo ed editoriale.
Vittima della piaga mondiale degli anni
'80 e '90, Tondelli morì di AIDS nel 1991 a Reggio-Emilia.
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