Si potrebbe riassumere Riso nero
di Sherwood Anderson come la manifestazione dell'insofferenza verso i
vincoli dettati dalle convenzioni sociali. Il sottotitolo all'edizione italiana del '76 (traduzione di Cesare Pavese) recita:
La fuga come sistema di sopravvivenza in America.
E questo è abbastanza vero, se si considera la parola “fuga” in
un senso molto ampio. Fuga da una società opprimente, fuga dalla
quotidianità fatta di un lavoro convenzionale, di frequentazioni
convenzionali, di un amore convenzionale.
La prosa di Anderson è asciutta e
lirica, il modo di narrare è ingenuo e onesto. Procede per
associazione di pensieri più che per ordine cronologico degli
avvenimenti, ogni scena descritta contiene delle micro-storie, e
alcuni dettagli rievocano lunghi ricordi e riflessioni. Anderson è
un “padre letterario” americano, nel senso che il suo modo di
raccontare verrà imitato da molti scrittori successivi. Il primo che
mi viene in mente appartiene alla generazione immediatamente a
venire, John Fante. Leggendo Riso Nero è impossibile non
pensare a Chiedi alla polvere o
a La confraternita dell'uva.
Inoltre, Fante
nomina diversi autori nei
propri romanzi, tra cui Anderson.
Ma lo
stesso citazionismo di Fante è preso da Anderson, che in Riso
nero, fra gli altri, parla
di James Joyce e Mark Twain.
Sherwood Anderson con la terza moglie, Elizabeth Prall (metà anni '20) |
I protagonisti del romanzo sono due:
Bruce Dudley (fu John Stockton) e Aline Grey. Entrambi manifestano
un'inquietudine costante: sono senza certezze, vogliono fuggire da
ciò che li opprime, e le loro vicende si intrecciano fino a rendere
comune questa irrequietezza.
Bruce Dudley è sposato con Bernice,
vive a Chicago, ed entrambi scrivono per riviste culturali. Bernice
sembra integrata perfettamente con l'elitè intellettuale e artistica
della città, ma lo stesso non vale per Bruce. La sua insoddisfazione
e l'artificiosità dell'ambiente frequentato dalla moglie lo portano
a provare compassione per lei, poi a deriderla, e infine a scappare
da lei. Così Bruce scappa a Old Harbor, Indiana, dove vuole farsi
una nuova vita. Old Harbor è il posto in cui Bruce è cresciuto e,
per evitare di essere riconosciuto, decide di cambiare il suo nome,
mischiando i nomi di due insegne che aveva visto lungo il tragitto.
L'incontro tra i due protagonisti
avviene un giorno in cui Aline aspetta in macchina il marito, Fred
Grey, di fronte alla fabbrica che egli dirige, e nel mentre osserva
uscire gli operai: fra loro nota Bruce Dudley, che si era trovato un
posto come pittore di ruote.
Una delle prime edizioni americane del romanzo |
In questo romanzo ogni personaggio manifesta le debolezze più intime, sprizza saggezza incosciente, palesa il suo dolore e cerca il modo per non soffrire. Per alcuni questa ricerca può richiedere una vita. Questa è la missione di Bruce e Aline. E il “riso nero” non è altro che il modo di ridere delle sofferenze, proprie e altrui. Nel romanzo il “riso nero”, oltre ad essere quello dei protagonisti, ha una rappresentazione fisica: quello delle due serve afroamericane dei Grey. Nonostante la loro condizione di schiave, la loro saggezza supera di gran lunga quella dei protagonisti.
Talvolta non resta che ridere, anche se non ci riusciamo.
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