Stilisticamente lo si può considerare come il punto di raccordo fra i maestri di short stories (come Sherwood Anderson, Ernest Hemingway, John Cheever) e gli eterogenei minimalisti che a lui si sono ispirati (come Jay McInerney, David Leavitt, Amy Hempel).
Quando gli è stato diagnosticato il cancro (1987), decise di raccogliere tutti i suoi migliori racconti e di pubblicarli, insieme a sette inediti, in una sorta di greatest hits, uscito nel 1988: Where I'm Calling From (Da dove sto chiamando, Einaudi ne ha pubblicato una nuova edizione nel 2010).
Qua sotto ho raggruppato i miei appunti e le mie considerazioni su quest'ultima raccolta, scritti in itinere durante la lettura. Sembrano sterili e forse freddi, ma spero diano un quadro completo e possano essere spunto di analisi.
Quota 5 racconti
Nei racconti di
Carver non accade nulla di spettacolare. L'intreccio è assente: vi
sono pochi antefatti e sviluppi delle vicende. I racconti sembrano
fotografie della realtà quotidiana, sembrano istantanee. Si entra e
si esce dalla vicenda in medias res.
Proprio quando crediamo di entrare nel vivo della storia, quando
crediamo di aver capito da quale episodio si svilupperà l'intreccio,
ecco che la storia finisce com'è iniziata, in modo banale, con un
comunissimo gesto come accostare una porta, oppure preparare un
gelato e batterlo in cassa. La maestria dell'autore sta nell'alludere
ad uno sviluppo della vicenda, che comincia a formarsi nella nostra
testa in base alle nostre fantasie e alle nostre aspettative, per poi
lasciarci spiazzati con una brusca interruzione. I personaggi sono
tutti tratti dalla vita quotidiana. Il punto di vista narrante è
spesso quello di un bambino, oppure di un genitore con bambini
piccoli. La vita famigliare è molto presente. Alcuni personaggi li
si può considerare bizzarri, ma sono spesso semplici lavoratori
americani della classe media o medio-bassa di provincia. Tutto è
talmente normale che si prova una sensazione di impellente
anormalità.
Quota 10
racconti
Si nota con una certa frequenza che molti racconti sono incentrati sul
rapporto di coppia, e non solo, anche sul rapporto fra coppie. Credo
che sia un caratteristica tutta americana, quella di essere
competitivi nel rapporto di coppia, nel voler dimostrare di saper
vivere degnamente, perfettamente, rispetto alle altre coppie. Sembra
che Carver voglia satireggiare l'irrazionalità di questa
competizione, poiché negli americani è insita l'idea di perfezione,
la presunzione di essere d'esempio agli altri, ma se si cerca
ossessivamente di raggiungere questo risultato, spesso si ottiene
l'effetto contrario, spesso si creano situazioni ridicole, disperate.
Ecco cosa Carver racconta quando parla di coppie. Nei racconti Vicini
e Provi a mettersi nei miei panni troviamo il tema della
violazione del domicilio altrui, presentato quasi come una
perversione: entrare in casa d'altri, violare la roba d'altri,
violare l'intimità dei proprietari durante la loro assenza. Nei
racconti non emerge una vera ragione per violare il domicilio altrui,
ma viene rappresentato per il semplice fatto d'essere una
trasgressione, per infrangere un tabù.
Quota 26
racconti
La dipendenza dall'alcol è una costante nei personaggi di questi
racconti. Alcolizzati cronici (spesso affiancati da mogli o
compagne), alcuni coscienti di esserlo, altri meno, altri ancora in
terapia per uscire dalla dipendenza, come il racconto che dà il
titolo alla raccolta. Su questo tema l'autobiografismo è imperante
(la dipendenza dall'alcol e suoi drastici effetti hanno accompagnato
Carver per tutta la vita).
Carver gioca con le inversioni temporali. Racconta una vicenda, e più
avanti ne racconta un'altra che è l'antefatto della precedente. O
forse è solo un pretesto per collegare due vicende. Molto spesso,
infatti, vicenda e antefatto (in quest'ordine) non sono separate da
nessuno spazio bianco, da nessun capoverso. In due brevissime frasi
Carver cambia scena, e racconta un'altra vicenda. Solo alla fine
afferma che questa è il preludio di un episodio raccontato qualche
pagina prima.
Quota 28
racconti
I personaggi sono spesso solitari, reduci di situazioni emotive
instabili, e fanno fatica a ritrovare armonia e una socialità
ideale. Alcuni racconti sono costruiti sui drammi psicologici del
protagonista. In Febbre, Carlyle, un insegnante di storia
dell'arte al liceo, viene abbandonato dalla moglie, che scappa
improvvisamente lasciandolo con i due figli piccoli. Il suo problema
è trovare loro una baby sitter. La moglie, nonostante se ne sia
andata e stia con un altro uomo, rimane una presenza ossessionante e
destabilizzante nella vita di lui. Lo chiama spesso al telefono per
tormentarlo, dando segni di insanità. Anche lui ha un'amante, eppure
continua ad essere profondamente infelice: niente sembra dargli la
serenità necessaria quanto una buona baby sitter per i piccoli.
Quando finalmente la trova, questa sarà costretta a licenziarsi dopo
neanche un anno, perché si deve trasferire in un altro stato.
Carlyle si ritrova al punto di partenza.
Questo è un altro tema tipico della raccolta: si parte da una
situazione di squilibrio e disarmonia per arrivare ad una situazione
amena, che si dimostra effimera.
Quota 32 racconti
Le
singole azioni, i movimenti minimi di un personaggio, sono scanditi
da dettagli insignificanti, a cui Carver dedica particolare
attenzione. Si possono trovare tantissimi esempi, come in Scatole,
“Io do una sciacquata ai bicchieri di plastica. Poi servo il caffè,
scavalchiamo una scatola con su scritto 'ninnoli' e andiamo a berlo
in soggiorno”. Oppure in Chiunque
abbia usato questo letto,
“Iris agita i capelli e si accende un'altra sigaretta. Il fumo vaga
lentamente per la stanza. Una voluta vaga verso la finestra aperta.
Una pioggerella leggera comincia a battere sulla veranda fuori dalla
finestra. Suona la sveglia; allungo una mano e la zittisco”.
Proprio perché i racconti di Carver sono per la maggior parte privi
di intreccio, anche i minimi particolari acquistano rilevanza.
Arricchiscono la scena, ma soprattutto la suggestione: un racconto
privo di trama non può che vivere di forti suggestioni. I dettagli
vengono scanditi come fotogrammi, in frasi brevi. Il secondo esempio
sembra la descrizione di una cinepresa che indugia sui dettagli
all'apertura di una scena. Potremmo definirla una prosa filmica.
Quota 37
racconti (fine della raccolta)
Negli
ultimi sette racconti inediti (scritti negli ultimi anni di vita), e
negli ultimi tre che precedono gli inediti, troviamo alcune
differenze sostanziali con il resto della raccolta. La prosa è meno
sincopata e più descrittiva, e anche più introversa. Il finale di
questi racconti è più pregnante, e mette realmente un punto alla
storia, a differenza dei racconti precedenti, in cui il finale
lasciava la storia in sospeso. Negli ultimi racconti la figura
dell'uomo che riceve una paga misera, e deve mantenere un'eventuale
ex moglie, o la madre anziana, o i figli studenti/lavoratori, e della
sua difficile sopportazione di questa situazione precaria, si fa più
presente e pressante. Questo tipo di protagonista è spesso asociale,
e allo stesso tempo si riconosce condannato ad un triste destino
comune. Questa concezione avvicina alcuni personaggi di Carver ad
altri di Bukowski, soprattutto quando i protagonisti sfogano la loro
saggezza esistenziale, che altro non è se non amara rassegnazione.
Ne abbiamo un esempio in “Menudo”:
“Sono ridotto a zero. E devo andare avanti così. Senza destino.
Solo la prossima cosa che mi capita, e che significa qualsiasi cosa
pensi che significhi. Mi tocca andare avanti per impulsi ed errori,
come tutti, del resto”. E qualche rigo più sotto: “Così succede
alla gente quando comincia ad essere irrequieta: s'infilano in una
storia, fiduciosi che quella cambierà finalmente le cose. Mi viene
voglia di uscire fuori e mettermi a gridare: 'Niente di tutto questo
vale la pena!' Ecco cosa vorrei che la gente sentisse”. La
raccolta, voluta da Carver quando gli è stato diagnosticato il
cancro, si conclude con il racconto da lui scritto prima di morire,
L'incarico, in cui
viene descritta l'agonia di Checov e la sua morte, e quindi di quando
Checov scrisse l'ultimo dramma prima di morire. Un
meta-ultimo-racconto.
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