Questo documentario (regia di Gianfranco Rosi, 2013) mostra la vita di
persone comuni che non sono affatto noiose. Comuni nel senso che
vivono lontano dai riflettori: alcune di umili condizioni, alcune di
condizioni più elevate, ma nessuna con una reale vanità o velleità di fama. Non ci sono attori, solo personalità
autentiche. Alcune sono soddisfatte della vita che conducono, alcune
meno, alcune sono rassegnate. Non si conoscono fra loro, ma tutte
sono legate da una filo rosso, il Grande Raccordo Anulare, l'autostrada tangenziale che circonda Roma.
Chi ci vive nei pressi, come gli inquilini di una palazzina comunale
che cucinano, suonano, conversano, o come il rampollo insignito di
mille onoreficenze nella sua enorme e pacchiana villa. Chi si trova
lì solo di passaggio, come un attore che deve posare come cameriere per un fotoromanzo. Chi ci lavora, come il ragazzo dell'ambulanza, o
le prostitute.
Oppure come l'anziano palmologo che caccia il
punteruolo rosso con meticolosità e attrezzature sofisticate. Il
punteruolo rosso sembra la sua balena bianca, e lui Achab, come se in
quella caccia si trovasse la salvezza dell'intera umanità.
Il Grande Raccordo Anulare raccoglie
queste ed altre vite ai margini, sociali e geografici, che non sono molto
lontane dalle nostre (certo, alcune molto stravaganti), e che sono colte nei loro aspetti più inusuali e meno controllati. L'arte di chi lavora con la non-fiction sta proprio nel saper cogliere la realtà. Tutti viviamo immersi nella realtà, eppure poche volte ce ne stupiamo, perché la pensiamo come un flusso sterile e disordinato: la verità è che la ignoriamo.
lontane dalle nostre (certo, alcune molto stravaganti), e che sono colte nei loro aspetti più inusuali e meno controllati. L'arte di chi lavora con la non-fiction sta proprio nel saper cogliere la realtà. Tutti viviamo immersi nella realtà, eppure poche volte ce ne stupiamo, perché la pensiamo come un flusso sterile e disordinato: la verità è che la ignoriamo.
Il ruolo del documentarista è lo
stesso di un amico venuto da lontano che, guardando le stesse
cose che vediamo noi tutti i giorni, e che ci sembrano prive di
fascino, ci fa notare alcuni particolari, si entusiasma, e ci
contagia l'entusiasmo. Si tratta della famosa capacità di
intendere l'insolito nell'ordinario, o di esaltare l'ordinario per
farlo apparire insolito. E per fare questo ci vuole una grande
esperienza, perché è facile cadere nella banalità e nella
ripetitività.
Serve anche una grande conoscenza del
mezzo cinematografico, in modo che ogni immagine manifesti il suo
fascino: le nuvole che scorrono, le macchine che scorrono, le luci
notturne, i riflessi.
La realtà parla da sé, ma è l'occhio a valorizzarla, e in questo caso Gianfranco Rosi,
regista, e Niccolò Bassetti, ideatore del documentario, ci hanno
prestato i loro occhi.
Gianfranco Rosi è un regista e
documentarista di fama mondiale. Dei cinque film che portano la sua
firma, tre sono stati premiati in diversi Festival e mostre del
cinema.
Sacro GRA ha vinto il Leone
d'oro come miglior film alla 70° Mostra internazionale dell'arte
cinematografica a Venezia nel 2013.
Ecco il trailer
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