Questo documentario (regia di Gianfranco Rosi, 2013) mostra la vita di
persone comuni che non sono affatto noiose. Comuni nel senso che
vivono lontano dai riflettori: alcune di umili condizioni, alcune di
condizioni più elevate, ma nessuna con una reale vanità o velleità di fama. Non ci sono attori, solo personalità
autentiche. Alcune sono soddisfatte della vita che conducono, alcune
meno, alcune sono rassegnate. Non si conoscono fra loro, ma tutte
sono legate da una filo rosso, il Grande Raccordo Anulare, l'autostrada tangenziale che circonda Roma.
Chi ci vive nei pressi, come gli inquilini di una palazzina comunale
che cucinano, suonano, conversano, o come il rampollo insignito di
mille onoreficenze nella sua enorme e pacchiana villa. Chi si trova
lì solo di passaggio, come un attore che deve posare come cameriere per un fotoromanzo. Chi ci lavora, come il ragazzo dell'ambulanza, o
le prostitute.
Oppure come l'anziano palmologo che caccia il
punteruolo rosso con meticolosità e attrezzature sofisticate. Il
punteruolo rosso sembra la sua balena bianca, e lui Achab, come se in
quella caccia si trovasse la salvezza dell'intera umanità.
Il Grande Raccordo Anulare raccoglie
queste ed altre vite ai margini, sociali e geografici, che non sono molto